Testo: Daniel Riesen
Foto: Rasmus Kaessmann
La situazione è nota a quasi tutti: l’auto perde il controllo, esce di strada e finisce nel lago. Affonda e si riempie d’acqua. L’ossigeno inizia a scarseggiare e non c’è tempo da perdere. Per fortuna, la maggior parte delle persone ha visto scene simili solo al cinema e alla televisione. Ma non sono così rare. Stando alle statistiche, nel nostro paese quattro vittime di incidenti stradali su cento muoiono in acqua. Inoltre, gli accadimenti degli ultimi anni lasciano presagire il moltiplicarsi di eventi meteorologici estremi, strade allagate e quindi nuovi pericoli.
Il modo migliore per prevenire gli incidenti è evitarli. Può sembrare un consiglio banale, ma che poi rivela tutta la sua validità nel momento in cui si trova la strada sommersa d’acqua: in quel caso, mettersi in serio pericolo è più facile di quanto si creda. Per una normale berlina, bastano trenta centimetri d’acqua perché il danno sia irreparabile. A partire da cinquanta centimetri, il veicolo si mette a galleggiare e può facilmente andare alla deriva in acque ancora più profonde.
Ma cosa si deve fare se si finisce in acqua? La risposta da un test condotto dal TCS in collaborazione con l’ADAC:
Nei test l’auto ci ha messo dai tre ai quattro minuti prima di affondare completamente. A questo punto per poter aprire la portiera occorre attendere che la pressione tra l’esterno e l’interno dell’auto si sia equilibrata, ciò che è stato il caso solo quando la testa del conducente era già completamente sott’acqua da 1 minuto e 37 secondi. Pertanto il «salvataggio alla James Bond» non funziona!
Anche rompere il parabrezza può rivelarsi insidioso. Aiutarsi con la chiave, la fibbia della cintura di sicurezza o il poggiatesta non è servito. Se ci sono i doppi vetri non c’è speranza, nemmeno con un martelletto o un punzone frangivetro. I doppi vetri offrono vantaggi in termini di protezione antieffrazione, isolamento acustico e termico e per questo trovano impiego nella classe di lusso e sempre più nelle auto elettriche. Il guaio è che i professionisti che hanno condotto il test non sono riusciti a rompere quel tipo di vetri. Una notizia positiva, però, c’è: l’impianto elettrico di bordo, compresi gli alzacristalli, si sono dimostrati sorprendentemente resistenti in acqua: persino dopo dieci minuti di totale immersione, i finestrini si potevano aprire premendo un pulsante.
Un altro obiettivo del test era capire se ci fossero differenze tra le auto con motore a combustione e quelle a propulsione elettrica. Il riscontro più importante è che la batteria ad alta tensione dell’auto elettrica non presenta nessun pericolo particolare: il tanto temuto rischio di scossa elettrica non si verifica. Inoltre, l’auto elettrica non affonda più velocemente o in modo sostanzialmente diverso da quella con motore a combustione. Anzi, galleggia rimanendo perlopiù in orizzontale prima di affondare di muso. Una volta tratti in salvo gli occupanti del veicolo, è necessario l’intervento di personale qualificato. Si deve scollegare il sistema ad alta tensione conformemente alle normative vigenti. Non conoscendo le condizioni della batteria ad alta tensione né la tenuta dell’intero sistema, il veicolo deve essere trattato come qualsiasi altro veicolo elettrico sinistrato.
I test sono stati effettuati nell’impianto di prova del Centro tecnico della difesa tedesca (Wehrtechnische Dienststelle, WTD 52) a Oberjettenberg (Germania). È stata utilizzata una piscina blindata lunga cinquanta metri, larga dodici e profonda cinque. Il livello dell’acqua al momento dei test era di 3,80 metri. I veicoli di prova sono stati trainati fino al punto della piscina designato utilizzando dei cavi da rimorchio che sono poi stati usati per fissarli.
I due occupanti del veicolo erano sommozzatori addestrati dei vigili del fuoco di Bad Reichenhall. Entrambi indossavano una tuta in neoprene. Il conducente aveva a disposizione una bombola di aria compressa di riserva con tre metri di tubo flessibile. Inoltre durante il test nella piscina erano presenti due subacquei di sicurezza.
Come vetture di prova sono state utilizzate una Seat Exeo con motore diesel del 2009, e una Citroën ë-C4 completamente elettrica del 2022. L’obiettivo non era tanto quello di testare dei modelli specifici, quanto di chiarire se e come si sarebbero comportate le auto elettriche in caso di immersione accidentale.
Per i test distruttivi, ovvero per rompere i vetri, sono stati utilizzati tre attrezzi diversi: un classico martelletto rompivetro, un punzone frangivetro con tagliacintura integrato e un frangivetro montato fisso al lunotto. Il frangivetro è un dispositivo da puntare al parabrezza che, alla pressione di un pulsante, fa scattare la testa caricata a molla.
Per le informazioni riguardanti la propria auto, comprese quelle sui vetri, consultare scheda-di-soccorso.ch
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