In Svizzera vari impianti di risalita puntano su questa versione spettacolare e adrenalinica della mountain bike con speciali parchi. Le discese irte di ostacoli richiedono una preparazione.
Affrontare un trail con una bici munita di forcelle ammortizzate deve essere un’esperienza unica. Dato che un percorso di questo tipo è pieno di ostacoli, mi sono rivolto all’esperto di downhill Fabio Jungen di Amsoldingen, nell’Oberland bernese. Al primo incontro ho notato che sul corpo ha varie cicatrici ed escoriazioni. «Facendo downhill è inevitabile, fa parte di questo sport», mi spiega e aggiunge: «Sinora ho rotto il gomito, la clavicola e anche un paio di costole». Alla domanda se fosse disposto a insegnare la sua disciplina ad un principiante, ha risposto subito con un sì entusiastico.
E cosi un paio di settimane dopo ci troviamo alla stazione di partenza della funivia Kandersteg-Sunnbüel. L’esperto mi assicura che si tratta di un trail percorribile anche da un principiante come me. Ne è sicuro perché ha partecipato alla sua costruzione. Mentre indosso l’equipaggiamento protettivo – casco, guanti, occhiali, ginocchiere e gomitiere – Fabio controlla le bici. Poi saliamo con la funivia sino a 1932 m. Ma prima di affrontare i 720 metri di dislivello che ci separano da Kandersteg, devo fare un corso accelerato di guida. Fabio mi mostra la corretta posizione sul rampichino, come si frena con la ruota anteriore e come si lavora sui pedali spostando il baricentro. Gli esercizi non sono per nulla semplici. Tuttavia con il tempo riesco a padroneggiare meglio la mia due ruote off road.
Adesso Fabio è convinto che ce la farò ad affrontare il trail e dunque spingiamo le bici al punto di partenza. Davanti a noi ci attendono 5 chilometri di percorso con 105 curve paraboliche, 25 salti (jump) e molti altri ostacoli. La sfida consiste nel percorrere i vari tragitti disseminati di ostacoli senza toccare il suolo coi piedi. I tragitti facili si chiamano flowtrail e quelli difficili downhilltrail e – come le piste da sci – sono contrassegnati in base al livello di difficoltà in colore blu, rosso e nero. Il percorso comincia subito con una serie di curve paraboliche e Fabio mi spiega come prenderle in modo corretto. «Azionare i freni, continuare a modulare la frenata e puntare con lo sguardo l’uscita di curva. In questo modo nulla può andar storto», mi spiega con voce assolutamente calma. Ha infatti notato che sono un po’ nervoso. Fabio parte per primo e io lo seguo. Freno troppo e le ruote perdono il contatto con la superficie, ma in un qualche modo riesco a rimanere in sella. Per riuscire nel downhill si devono avere, oltre che un po’ di muscoli, molta testa, e si deve entrare nel flow. Sono le parole di Fabio che mi tornano alla mente. Dopo un paio di curve e le relative correzioni dell’esperto, acquisto fiducia in me stesso e lascio scorrere il rampichino. La tensione si scioglie e comincio a divertirmi. All’inizio però evito i salti.
Giunti a metà del trail, Fabio mi dice che è il momento di tentare un piccolo salto, in gergo MTB: jump. Definisce il mio percorso e la velocità con cui affrontarlo, mi ripete il fatto che è una questione di testa e che devo semplicemente mantenere la posizione di base e lasciare scorrere la bici. Ed ecco che compio i primi piccoli salti con successo. A questo punto riesco a immaginarmi come possa essere per lui, che fa salti lunghi oltre dieci metri includendo anche un backflip, nientemeno che una capovolta di 360 gradi all’indietro. In seguito la discesa continua con il «Chi
cken Run»: una serie di collinette che portano all’ostacolo più impegnativo per me: un table, ovvero un salto da una rampa di legno. L’asso della MTB mostra come si affronta correttamente un table. L’importante è alzare il manubrio subito dopo essersi lanciati. Mi concentro, alzo il manubrio con forza e volo in direzione della zona di atterraggio. A parte il colpo che ricevo al momento dell’impatto, tutto fila liscio.
Dopo un paio di curve, raggiungiamo il traguardo del trail e ritorniamo alla stazione di partenza su una strada alpina asfaltata. Arrivati, ripuliamo i rampichini e abbiamo ancor tempo per rivivere le emozioni della discesa compiuta. Ammetto che ora posso capire il motivo per cui il downhill sia in voga. Grazie all’assistenza di Fabio tutto è andato bene. Raccomando ai principianti di chiedere consiglio ad un discesista esperto in mountain bike. Il giorno dopo un paio di muscoli della schiena sono indolenziti, ma il ricordo dell’esperienza è tutto sommato positivo.
Bici da downhill: Santa Cruz V10 CC (6800 fr.) santacruzbikes.ch
Casco: Alpinestars Missile Tech-Airlift Face (450 fr.)
Occhiali: Smith Squad MTB Gravy (120 fr.)
Protezioni: Paragon Lite Knee (80 fr.), Paragon Lite Elbow (70 fr.), Paragon Plus Protection Vest (150 fr.)
Abbigliamento: Drop Pro Shorts (200 fr.), Drop Pro Long Sleeve Jersey (120 fr.), Drop 6.0 Glove (60 fr.) Tutto su alpinestars.com
Scarpe: Scott MTB AR (120 fr.) scott-sports.com
Lenzerheide: bikekingdom.ch
Verbier: verbierbikepark.ch
Flumserberg: flumserberg.ch/bikerberg
St. Moritz-Bernina: engadin.ch/de/bike
Kandersteg-Sunnbüel: sunnbuel.ch
Testo: Felix Maurhofer
Foto: Emanuel Freudiger
In pillole
Il 26enne esperto in downhill Fabio Jungen è cresciuto nella regione del Saanenland e oggi abita ad Amsoldingen (BE), dove ha il negozio di bici Mountain Roots. Ha compiuto la sua prima gara a 13 anni e in qualità di semi-professionista ha partecipato a gare di Coppa Europa. Di mestiere è falegname e lavora a tempo parziale per Flying Metal, dove costruisce trail e pumptrack. Nel tempo libero partecipa a gare di Enduro, che si svolgono solo in discesa e si sviluppano su una serie di prove speciali. Le salite sono tratti di trasferimento tra le varie prove speciali, che non vengono cronometrate, ma devono comunque essere percorse entro un tempo limite.
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