La svolta epocale sembra essere scoccata. 21 591 immatricolazioni nel 2018: mai prima d’ora erano arrivate sulle nostre strade così tante nuove autovetture a propulsione alternativa. Rispetto all’anno precedente il loro numero è cresciuto nettamente di circa il 23 percento. La quota di veicoli elettrici, ibridi, a gas naturale compresso CNG e a idrogeno sul mercato globale ha raggiunto il 7,2 percento. Come indica una stima di auto-svizzera, quasi la metà delle immatricolazioni alternative riguardava auto elettriche o ibride plug-in, con una quota di mercato del 3,2%.
Ma non è solo la domanda in Svizzera a delineare una chiara tendenza. Per l’87 percento dei costruttori e fornitori tedeschi, le nuove strategie di trazione sono il principale fattore di crescita nel settore. Secondo lo studio «Branchenkompass Automotive 2019» (una panoramica del settore dell’automotive), nei prossimi anni il fatturato sarà trainato dai motori elettrici, a celle a combustibile a idrogeno e a gas naturale. Sussiste, però, ancora incertezza su quale sarà la propulsione che alla fine si imporrà, scrivono gli autori dello studio.
Mentre l’anno scorso tutte le forme di trazione alternativa sono aumentate, il mercato globale è diminuito del 4,6 percento. In totale sono stati venduti in Svizzera 300 000 veicoli. Per il portavoce di auto-svizzera Christoph Wolnik non c’è motivo di rattristarsi: «Come nello sport anche per il mercato dell’auto ogni serie prima o poi finisce. Il calo si spiega con l’introduzione lo scorso settembre della nuova procedura di prova WLTP per tutte le nuove vetture, notevolmente più impegnativa. Molte consegne di veicoli sono state rinviate al nuovo anno». In leggero calo anche il mercato delle auto usate. Sono stati registrati circa 856 000 cambi di proprietario, ossia l’1,9 percento in meno dell’anno precedente.
Ma per quale motivo i modelli a propulsione alternativa sono sempre più apprezzati? Per l’associazione di categoria auto-svizzera ci sono diverse ragioni: la scelta di modelli con queste motorizzazioni è cresciuta notevolmente e continuerà ad espandersi. Inoltre, lo svizzero medio si interessa sempre più a questa tematica e acquista veicoli corrispondenti. Secondo auto-svizzera è quindi chiaro: «Le trazioni alternative sono uscite definitivamente dalla nicchia».
Tuttavia, è altrettanto chiaro che c’è ancora bisogno di molto di più se la Svizzera vuole davvero raggiungere i suoi ambiziosi obiettivi di riduzione del CO2 nel settore dei trasporti. Già l’anno prossimo il valore medio fissato per le automobili scenderà a 95 grammi di CO2 per chilometro, mentre oggi è di 130 grammi. Senza un ulteriore forte aumento della quota di mercato delle trazioni alternative, la riduzione prospettata non potrà avvenire. Per questo motivo, da circa un anno con il progetto «10/20» auto-svizzera si è posta l’obiettivo che nel 2020 una nuova autovettura su dieci dovrà essere pura elettrica o ibrida plug-in. Solo con veicoli a basse o zero emissioni c’è la possibilità di raggiungere gli obiettivi di riduzione nel traffico stradale.
Considerati i progressi delle trazioni alternative, il presidente di auto-svizzera François Launaz si dichiara ottimista: «Assistiamo a uno sviluppo positivo a numerosi livelli. I costruttori fanno a gara per annunciare il lancio di modelli a trazione alternativa. Contemporaneamente i motori a combustione sono sempre più spesso combinati con un motore elettrico e quindi sviluppati con un sistema ad alimentazione ibrida». Tutti questi fattori vanno nella direzione di una riduzione delle emissioni di CO2, prosegue François Launaz.
«La circolazione stradale del futuro sarà sicura, pulita e silenziosa. Abbiamo tutte le ragioni per rallegrarci della mobilità del futuro, che con il contributo di molti altri protagonisti intendiamo preparare per la tabella di marcia dell’elettromobilità. Se adesso riusciamo anche a creare le relative condizioni quadro tramite investimenti nell’infrastruttura stradale, potremo aumentare significativamente l’efficienza e così far risparmiare alla nostra economia nazionale due miliardi di franchi l’anno che oggi paghiamo in danni causati dagli ingorghi».
Testo: Dino Nodari
Foto: Emanuel Freudiger
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