Questa minuscola casa rivestita in legno chiaro sarà il mio alloggio per i prossimi due giorni e due notti. Un fatto che di per sé non ha più nulla di straordinario perché è or mai da un po’ di tempo che questa forma di pernotta mento e, in generale, la vita in spazi ridotti è popolare. Anche perché soddisfa sia desideri che esigenze, sopra tutto di chi vive in città: la voglia di minimalismo, lontano dal rumore, al contatto con la natura, lasciandosi finalmente alle spalle le venti tazze di caffè e le cinquanta paia di calzini da appaiare dopo ogni lavaggio. Ma il mio alloggio ha molto di più da offrire: è digitalizzato. Vale a dire: luci, musica, ri scaldamento e tende possono essere controllati a voce o tramite tablet, e la porta può essere aperta con il proprio smartphone.
Un po’ di cautela è d’obbligo
Quando sento parlare di pro cessi automatizzati in una casa, mi torna sempre in mente un episodio della serie «I Simpson» in cui la famiglia gialla di Springfield vive in una villetta completamente automatizzata e il computer finisce per dare la caccia al padrone di casa con l’intento di eliminarlo. E poiché anni fa i creatori della serie hanno predetto Donald Trump come presidente degli Stati Uniti in uno degli episodi, affronto il soggiorno con prudenza. Devo forse aver paura della macchina del caffè, perché all’improvviso mi sparerà addosso le capsule?
«Sciocchezze», penso tra me e me e mi metto comodo sul divano, ma con la machina del caffè sempre in vista. Su un totale di dieci me tri quadrati, la mini-casa ha tutto il necessario per vivere: un letto pieghevole nascosto dietro la parete con i quadri appesi, wifi, un tablet con app TV, una cucina attrezzata con un grande frigorifero, fornello a induzione, piatti e utensili da cucina. Manca solo il forno. Seguono i primi tentativi di comuni care con il computer. Mi sento decisamente un po’ stupido. «Computer, chiudi la tenda del soggiorno», è il mio comando. «Ok», mi risponde la voce di una donna. E succede proprio così, la tenda inizia a muoversi e lenta mente si chiude. Per i momenti davvero solitari, puoi anche farti raccontare una barzelletta. Ma, al sentirle (senza ridere), sono io a dire «ok»…
Uno shock a fine giornata
Tuttavia, addormentarsi è meno rilassante. «Computer, buona notte!» è il comando, e l’oscurità e il silenzio prendono il sopravvento. Mentre cerco la posizione ottimale per dormire, improvvisamente si accende la musica, che mi fa balzare sul letto. Cosa è successo? «Musica spenta!», non succede niente. Riprovo: «Musica giù!», di nuovo niente. Nella confusione generale, provo più co mandi finché mi ricordo che devo dire prima «Computer». Ed ecco che finalmente cala di nuovo il silenzio. Mi ad dormento senza aver capito il motivo per cui si sia accesa la musica.
Al risveglio il disguido è or mai un ricordo lontano. Rimango sul letto, rannicchiato nella coperta, e ordino al computer di aprire la tenda del soggiorno. Per un bel po’ mi godo la vista del pano rama montano, che con le sue numerose macchie di prato mi ricorda un po’ il manto tappezzato bianco e nero delle mucche di razza frisona. La colazione a letto sarebbe fantastica, ma la Tiny House non può ancora farlo. E in qualche modo penso che sia giusto così.
Reportage: Markus Fässler
Foto: M. Faessler, LDD
La Tiny House dal 30 aprile al 31 ottobre sarà a Nollen nel distretto di Weinfelden (TG) e può essere prenotata sue:
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