La scorsa fine d’agosto, TCS e Rega hanno organizzato il rimpatrio di una mamma e del suo bimbo nato prematuramente in Portogallo. Rientrati al loro domicilio d’Etoy (VD), Sandra e José Da Silva aprono adesso l’album dei ricordi. Molto sollevati e riconoscenti.
Quindici giorni di vacanza estiva con i genitori rientrati in Portogallo? Un’abitudine per Sandra e José Da Silva e per il loro figlio, David (6 anni), originari della regione di Porto e domiciliati a Etoy (VD). Alla fine di luglio di quest’anno, la gravidanza di Sandra – alla 27a settimana – non è un ostacolo per un simile spostamento, secondo il medico. «A condizione di oncedersi un po’ di riposo». La nascita di Lenny è prevista infatti per la fine d’ottobre. Ma la natura ha deciso diversamente e il 2 agosto, qualche giorno dopo il loro arrivo, le contrazioni obbligano la giovane donna a recarsi in clinica a Porto. La diagnosi: dilatazione completa. Viene deciso un taglio cesareo d’urgenza. «Il bebè non s’era girato», si ricorda Sandra, ancora commossa per la sequenza accelerata dei fatti: «19 minuti dopo la mia ammissione, Lenny è nato».
Il prematuro passerà tre settimane in neonatologia prima del trasferimento, il 22 agosto, all’ospedale di zona di Penafiel, a una trentina di chilometri di distanza. La sua evoluzione positiva lo permette. Dopo il ricovero del piccino, Sandra ha raggiunto il domicilio dei suoceri, dove José ha preso una decisione dopo un soggiorno tanto prolungato quanto angosciante: tornare in Svizzera solo con David. «Ci tenevo a preservare i suoi punti di riferimento e volevo essere con lui per preparare il suo inizio alle scuole elementari, il 27 agosto», spiega il giovane padre. Di ritorno a Etoy il 21 agosto, chiama la centrale ETI del TCS per valutare le possibilità di un rimpatrio. «Mi hanno richiamato mezz’ora più tardi per dirmi che era possibile organizzare un volo per mia moglie e il nostro bimbo».
Il 30 agosto, un jet ambulanza della Rega, lascia l’aeroporto di Zurigo. A bordo, un’équipe medica specializzata nella prima infanzia e un’incubatrice. Arrivati a Porto, il gruppo raggiunge l’ospedale con il materiale necessario per occuparsi del neonato. Sandra li aspetta e li seguirà in taxi fino all’aeroporto, dove madre e figlio prendono posto a bordo. Destinazione Payerne, dove l’aerodromo accoglie il velivolo sanitario (v. la nostra galleria d’immagini). «Il nostro desiderio era di portare Lenny al CHUV», raccontano i genitori. Un’ambulanza inviata sul posto esaudisce il loro desiderio. José, che quel giorno attendeva l’atterraggio con David, si ricorda: «Il loro arrivo a Payerne resta un ricordo favoloso. Vedere l’aerodromo interrompere le attività per un bebè di appena 1,3 kg…».
A inizio ottobre, la situazionefamiliare è più distesa: Lenny ha 37 settimane, pesa 2,5 kg, misura 47 cm, è in buona salute e impara a nutrirsi al seno. Dopo un periodo d’osservazione all’ospedale di Morges, raggiungerà il nucleo familiare a una data per ora sconosciuta. Un momento atteso da molto tempo: «È una nascita di cui non abbiamo potuto rallegrarci subito », confessa José. E la moglie aggiunge: «In caso di nascita prematura, le persone hanno difficoltà a congratularsi coi genitori. Finalmente potremo dimenticare l’aspetto medico di questo evento e gioire per i lati positivi!».
Un momento di sollievo quindi, ma anche di riconoscenza per l’operato del TCS. «Sono rimasto stupito dalla rapidità d’intervento e l’umanità di tutte le persone coinvolte mi ha toccato profondamente », confida José. Un’umanità apprezzata anche dalla moglie, in prima linea in quei momenti difficili: «Senza bisogno di discutere a lungo, il TCS è stato subito presente, agendo con un senso del contatto ammirevole e con dei mezzi logistici impressionanti. Abbiamo fatto bene a non annullare mai la nostra copertura ETI».
Testo: Jérôme Lathion
Foto e video: Lionel Balmer
Routine esclusa
Bertrand Grillon, il responsabile che dalla centrale ETI ha assistito i Da Silva, parla di un caso piuttosto raro: «In media sopraggiunge una volta l'anno». La procedura in caso di nascita prematura all'estero è ben definita: «ambulanza fino a 500 km o aereo sanitario oltre tale distanza. La Rega dispone dell'incubatrice e collabora con i pediatri specializzati del Kinderspital di Zurigo». Ma quest'evento non aveva nulla di routinario: la sua copertura mediatica ha richiesto l'accordo di ogni persona coinvolta, il coordinamento delle équipe mediche e degli aeroporti e aerodromi è stata complessa. «E dovevamo attendere che il neonato potesse uscire all'aperto». Dall'apertura del dossier, ci è voluta una settimana fino al rimpatrio.
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