A colloquio con Susanne Thiel, esperta tedesca di islam sulle differenze fra zone rurali e urbane nonché i pregiudizi che vanno smentiti una volta per tutte.
Signora Thiel, lei conosce a fondo l’islam; personalmente quali paesi preferisce evitare?
Attualmente lavoro in Afghanistan, ma in veste privata non ci andrei data la precaria situazione politica che vi regna. Lo stesso vale per il Mali, la Sira, lo Yemen e il Sudan, dove c’è la guerra. Altrimenti per me non fa alcuna differenza che viaggi in un paese islamico o in cui predomini un’altra religione.
L’islam viene praticato in Africa, nell’Asia centrale e in Oriente. La condizione delle donne varia notevolmente da un paese all’altro. Per sua esperienza diretta, quali raccomanderebbe a viaggiatrici non accompagnate?
In via di massima non è un problema visitare un paese islamico. Le differenze maggiori s’incontrano fra città e campagna. Nei centri più grandi non si deve temere di incontrare delle difficoltà. Problemi possono sorgere piuttosto lontano dalle zone turistiche dove la gente raramente ha contatto con donne che viaggiano sole. Il velo non è peraltro obbligatorio per legge in nessun paese tranne che in Arabia Saudita e Iran. Islamabad è moderna e la gente abituata allo stile d’abbigliamento occidentale, non è raro vedere donne locali muoversi senza velo. Ma nel resto del paese la popolazione pakistana è prevalentemente rurale e ligia alla tradizione. Per rispetto ci si coprirà, evitando abiti succinti o scollati. Maniche corte sono tollerate ma non pantaloncini o gonne corte. Non si indosseranno neppure short in quanto le gambe nude potrebbero essere percepite come provocanti. E per le vacanze al mare nei paesi musulmani si metterà in valigia il costume intero invece del due pezzi.
Welche Verhaltenstipps würden Sie mit auf den Weg geben?
In islamischen Ländern dient Kleidung nicht nur dem Schutz vor Witterungseinflüssen, sondern ist auch Ausdruck von Frömmigkeit. Wer aufs Land reist, sollte keine kurzen Kleider tragen oder Dekolleté zeigen. Lange Ärmel sind in der Regel nicht erforderlich, lange Hosen und Röcke aber schon, da das nackte Bein als provozierend empfunden werden könnte. Und in den Badeferien in muslimischen Ländern bietet sich der Einteiler eher an als ein knapper Bikini.
E come comportarsi sul posto?
È importante assumere un comportamento determinato e sicuro di sé e al tempo stesso mostrarsi rispettose dell’altro e della sua cultura. Noi donne non dobbiamo lasciarci innervosire da gesti provocatori o sguardi insistenti ad esempio nelle strade e per i bazar. Se vi rivolgono la parola, reagite con calma. Discutete pure con commercianti e accettate se vi offrono un tè. Tuttavia tagliate risolutamente corto se il discorso si facesse troppo personale e vi sentiste a disagio. L’atteggiamento migliore è sempre tenere le giuste distanze pur restando cortesi. Evitate situazioni in cui rimanete sole con uomini sconosciuti. Se viaggiate da sole ovviamente non direte a nessuno dove alloggiate e non vi farete fotografare con degli estranei. Viceversa non scattate foto a chiunque senza previo consenso. L’islam vieta le immagini e i credenti più osservanti rifiutano di farsi riprendere. Ogni turista è ospite in casa altrui e ne rispetterà usanze e sensibilità. D’altra parte non ci si dovrebbe neanche creare troppi problemi, perché le aggressioni sono molto rare.
Sconsiglia a donne che viaggiano sole di uscire la sera?
Nelle città nulla lo impedisce. In Pakistan o Iran nei villaggi ci sono spesso ristoranti e case del tè frequentati esclusivamente da uomini. Non è certo un piacere cenare sotto lo sguardo fisso degli astanti e allora è meglio comprarsi del cibo e mangiare nella camera d‘albergo. Per contro, nell’Asia centrale postsovietica, nell’Sud-Est asiatico e paesi molto turistici del Nord Africa come l’Egitto le donne possono muoversi liberamente nella maggior parte dei luoghi. Fuori dalle grandi città in Turchia le straniere che viaggiano da sole suscitano tutt’oggi scalpore. Si farà quindi bene ad informarsi accuratamente sui paesi che s‘intende visitare. Attenetevi agli usi e costumi locali per risparmiarvi esperienze negative dovute, in gran parte, all’ignoranza.
Di quali stereotipi sull’islam dovremmo liberarci?
Innanzitutto dobbiamo stare attenti a non generalizzare. L’islam non è un blocco monolitico. Come nei paesi occidentali, v’è una grande varietà. Enormi differenze sussistono fra città e campagna, fra società urbana colta e comunità rurali più chiuse. Un’altra idea diffusa ma sbagliata è di ritenere che tutti gli uomini islamici siano molestatori. Non si rende giustizia ai musulmani considerando l’islam come sistema repressivo e tirannico. Ad esempio, se pensiamo all’Afghanistan solo come paese della barbarie talebana dimentichiamo tutto il resto della gente che in fondo ha bisogni simili ai nostri.
Intervista e concetto: Juliane Lutz
Susanne Thiel, 59 anni, è originaria della Renania e dopo gli studi di etnologia ha lavorato nel settore della cooperazione internazionale allo sviluppo in Pakistan, Afghanistan e altri paesi asiatici ed africani. È autrice di „Kulturschock Islam“ apparso nella collana „Reise Know-How“ (edizioni Peter Rump).
La guida „Touring“ per viaggiatrici indipendenti, avventurose e informate.
Juliane Lutz, redattrice rubrica Tempo libero, inaugura una serie di articoli dedicata ai viaggi al femminile che ne affronterà ad intervalli irregolari i molteplici aspetti – dalla sicurezza al comportamento da assumere in giro per il mondo.
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