Avvolto nella sua veste marrone, l’impiegato del museo passerebbe senza problemi per uno dei monaci che un tempo vivevano nell’Abbazia di Bangor, a nord-est di Belfast, a coltivare le terre circostanti o fra gli amanuensi che copiavano antichi codici nello scrittorio. Istituito nel 558 da San Comgall, il monastero, di cui sono rimaste solo le rovine, acquisì rapidamente fama che s’irradiò in tutt’Europa. Vi si insegnavano l’astronomia, la matematica, il greco ed ebraico. Pare che la parola «università» sia stata coniata tra le sue mura. A tratti Bangor ospitava fino a 3000 religiosi, che vivevano in semplici capanne rotonde e s’incontravano ogni tre ore per la preghiera. Secondo la leggenda, tra di loro ci fu anche Gallo, uno dei monaci che accompagnarono San Colombano nel Regno dei Franchi dove questi fondò il monastero di Luxeuil nei Vosgi. Il loro viaggio attraverso l’Europa continentale proseguì per qualche anno e li portò anche nella regione dell’odierno Lago di Costanza. Mentre Colombano continuò fino a Bobbio, Gallo lasciò i suoi compagni e continuò lungo il fiume Steinach; seguendo un segno divino si stabilì nella gola di Mülenen dove visse da eremita. È qui che in seguito sorse l’Abbazia di San Gallo intorno a cui si sviluppò la prospera città omonima.
Lo Strangford Lough a sud-est di Belfast è l’insenatura più ampia dell’arcipelago britannico ed è quasi totalmente circondato dalla terraferma. Area di straordinaria bellezza, protetta per la sua natura selvaggia e la ricca fauna, offre numerosi spunti per risalire agli albori del cristianesimo che qui ebbe uno dei suoi fulcri più fervidi. Oltre alle tante chiese sparse nei villaggi, ne è una testimonianza particolarmente impressionante Nendrum, su Mahee Island. Fondato nel V secolo, il monastero visse il suo periodo di massimo splendore tra il VII e X secolo. Dell’imponente complesso sono rimasti pochi ruderi di pietra, lo zoccolo di una torre e la pietra con la meridiana che indicava ai frati l’ora della preghiera. Da notare che nei pressi del sito è stato scavato uno dei primi mulini che utilizzava il flusso delle maree. Il posto, sul quale le nuvole passano basse, emana un’aura quasi mistica.
Downpatrick è una tappa obbligata per gli interessati dell’eredità paleocristiana dell’Irlanda del Nord. La cittadina si trova nella Contea di Down, ad una trentina di chilometri a sud-ovest di Belfast. Le sue origini risalgono al 130. È famosa perché nel cimitero della Down Cathedral, sotto un blocco di granito, sarebbe sepolto il Santo Patrono dell’isola. Il giorno della sua morte è una ricorrenza religiosa da 1500 anni, ma è soltanto dal 1960 che qui i pub sono aperti per il Saint Patrick’s Day: il 17 marzo, gli irlandesi sono in strada a celebrare con fiumi di birra, vestiti verdi, trifogli e cappelli sgargianti – in patria e nei paesi di tradizione anglosassone.
Vale la pena attardarsi nel Saint Patrick Center con le sue installazioni multimediali che consentono di farsi un’idea approfondita dell’evangelizzazione dell’Irlanda e della vita ed opera di Patrizio. Secondo la leggenda, era di origini scozzesi, figlio di un ufficiale dell’esercito romano-britannico. Fu rapito da ragazzo e venduto come schiavo nell’Irlanda del Nord. Durante gli anni trascorsi a pascolare pecore avrebbe trovato conforto nella fede. Riuscì a fuggire ma tornò come missionario, predicando ed insegnando, fondando conventi, chiese e scuole e soccorrendo i bisognosi. Morì nel 461 o 493. I cacciatori di articoli devozionali troveranno poi di tutto nel negozio del centro visitatori, dalle tazze alle magliette con l’effige dell’apostolo d’Irlanda venerato come santo della chiesa cattolica e ortodossa.
Passato presente
Belfast, accogliente e vivace, è una meta immancabile e base ideale per esplorare l’Ulster. La città è a lungo rimasta associata ai «disordini», il conflitto etnico-nazionalistico iniziato alla fine degli anni Sessanta e conclusosi nel 1998 con il Good Friday Agreement. Da allora, le cose vanno bene, assicura la gente; negli ultimi vent’anni, economia e turismo sono decollati. Numerose le attrattive che si trovano nel centro, con le sue strade eleganti e i bei palazzi in stile vittoriano, posti sotto l’egida dell’ente per la conservazione dei beni architettonici: la Donegall Square con il Municipio datato 1906, la Linen Hall Library del 1788, il Grand Opera House inaugurato nel 1895 e il Crown Liquor Saloon, il pub più antico della città, per citarne alcune. Imperdibile pure il Titanic Belfast Experience, il museo situato nel cantiere Harland & Wolff, dove venne costruita la più famosa nave che salpò nel 1912 per affrontare il primo ed ultimo viaggio nell’oceano.
Belfast è una città bella, ma di una bellezza sfregiata da anni di guerra civile. È solcata dalle cosiddette Peace Lines, muri che separano la comunità cattolica repubblicana, filo-irlandese, e quella protestante unionista pro britannica. Ancora oggi, soltanto il 20% della popolazione vive in quartieri misti. Uno dei più celebri tratti di muro è quello fra Falls Road e Shankill Road. Molte linee della pace sono coperte dai famosi murales, graffiti che narrano il conflitto in cui ebbe un ruolo importante la Prigione di Crumlin Road Goal. Ufficialmente chiusa, oggi è un luogo visitabile dove la storia rivive nei racconti dell’ex detenuto che fa da guida.
Il viaggio è stato organizzato su invito di Hotelplan.
Testo: Juliane Lutz
Foto: Christopher Heaney Photographic, Visit Belfast, Juliane Lutz
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