Come ogni mattina presto, una mezza dozzina di auto è in sosta disordinata davanti ad una scuola. I bambini scendono dalle automobili e camminano distratti e noncuranti fra i veicoli che ingombrano l’entrata. Nel frattempo, nonostante la situazione confusa, i genitori seduti al volante – molti sotto pressione – eseguono delicate manovre di partenza, retromarcia e inversione, mettendo così in pericolo i bambini.
Scene che ormai fanno parte della vita quotidiana davanti a molti istituti scolastici. Come ha rilevato il TCS in uno studio rappresentativo del 2019, il 14% di tutti gli alunni del nostro paese arriva a scuola con i genitori-taxi. In altre parole, uno su sette. In una scuola con 300 alunni, si tratta di più di 40 bambini, ovvero circa altrettanti veicoli. L’indagine ha anche rivelato notevoli differenze fra le regioni del paese: mentre nella Svizzera tedesca il 7% dei bambini è accompagnato dai genitori, in Romandia la percentuale è di ben il 30%.
Esistono certamente circostanze ed eccezioni che giustificano i genitori-taxi: ad esempio, un percorso inaccettabilmente lungo, scosceso o pericoloso per raggiungere la scuola. O la mancanza di servizi come lo scuolabus e magari una caviglia slogata. Tuttavia, la maggior parte dei viaggi viene effettuata per altri motivi. Se si chiede ai genitori, sovente si ottiene la stessa risposta: sicurezza. Vogliono essere certi che il loro bambino arrivi sano e salvo. La strada è vista come una minaccia, più pericolosa di quanto non fosse in passato. Tuttavia, i dati dell’Ufficio federale di statistica dimostrano esattamente il contrario. Rispetto al 1980, quando gli incidenti gravi che coinvolgevano i bambini erano circa 1700, oggi se ne verificano solo il 10 percento, di cui la metà, circa 85 all’anno, sul tragitto casa-scuola.
I nostri percorsi casa-scuola sono sostanzialmente sicuri. Di conseguenza, la sicurezza sembra essere meno un motivo razionale e più un argomento emotivo, un pretesto e spesso una scusa. A questo punto si può dire che il comportamento dei genitori è dovuto ad una certa pigrizia o perché fanno fatica a gestire il tempo o semplicemente perché non sono a conoscenza di alternative. Caricare il figlio in auto e lasciarlo davanti a scuola mentre ci si reca al lavoro, è più veloce che prepararlo un po’ prima e mandarlo per la sua strada… dove non si sa mai cosa possa succedere. In effetti accadono molte cose ed è proprio questo un aspetto importante per lo sviluppo del bambino, come osserva l’Ufficio prevenzione infortuni: «Andare a piedi all’asilo e a scuola ha effetti positivi sulla salute, sullo sviluppo della personalità e sulla capacità di apprendimento dei bambini. L’esercizio fisico regolare rafforza inoltre le difese immunitarie, previene i danni posturali e l’obesità e in più è anche divertente. In sintesi: promuove lo sviluppo fisico, motorio e mentale. Inoltre, i bambini diventano più consapevoli di ciò che li circonda e imparano a muoversi autonomamente nella circolazione stradale». Secondo il TCS, a lungo termine questo comporta anche una maggiore sicurezza. Quanto prima un bambino si abitua al traffico – inizialmente facendo pratica con i genitori – tanto più abilmente si muoverà in strada e acquisirà fiducia anche per poi andare in bicicletta. È considerato ragionevole un tragitto casa-scuola a piedi di trenta minuti al massimo, che viene percorso quattro volte al giorno.
Come abbiamo appena visto, i genitori-taxi non solo costituiscono un pericolo davanti alle scuole, ma privano i bambini di preziose esperienze sociali e di costruzione dell’autonomia. Ciononostante, il problema persiste, ed è per questo che i comuni, le scuole, i genitori o gli stessi bambini sono alla ricerca di soluzioni. Con moderato successo. Scuola e pedibus, mense, cartelli di divieto, volantini, riunioni del consiglio dei genitori, siti web degli alunni o incentivi – ad esempio premi per i chilometri percorsi a piedi – non restano inascoltati, ma non possono nemmeno risolvere il problema.
Il comune argoviese di Bergdietikon, con i suoi 3000 abitanti e i suoi circa 270 alunni, un anno fa ha copiato un’idea già applicata negli aeroporti: una zona kiss-and-ride. I genitori possono lasciare o riprendere i loro figli nel grande parcheggio della nuova palestra, che si trova ad una manciata di minuti a piedi dalla scuola. Questo non solo riduce il traffico nella stretta strada di fronte alla scuola, usata pure da insegnanti e residenti, ma permette ai bambini di compiere almeno una breve passeggiata.
Ciò che sembra promettente in teoria, è però fallimentare nella realtà. «Purtroppo non rileviamo una riduzione della frequenza dei genitori-taxi davanti all’edificio scolastico», riassume la consigliera comunale Françoise Oklé (PLR) dopo il primo anno. È interessante notare che la situazione generale è comunque migliorata, poiché ora insegnanti e dipendenti della scuola usano il parcheggio. Naturalmente, ciò non è sufficiente ed è un peccato che l’offerta non incontri la reazione desiderata. «Il percorso dal parcheggio all’edificio scolastico è assolutamente sicuro. Nessun bambino deve attraversare una strada», spiega Françoise Oklé.
Per giustificare il moderato interesse per la misura del kiss-and-ride, la signora Oklé cita, tra i vari motivi, le differenze culturali: «Per esempio, abbiamo genitori provenienti da paesi in cui i bambini vengono tradizionalmente accompagnati a scuola. Sono entusiasti dei nostri percorsi casa-scuola belli e sicuri, ma continuano a portare i loro figli in auto perché è così che si fa dalle loro parti». Fortunatamente sinora nessun bambino è stato ferito a Bergdietikon, ma: «Ci sono già stati tamponamenti tra i veicoli dei genitori», sottolinea Oklé.
Nella Svizzera occidentale, dove il fenomeno dei genitori-taxi è più diffuso, diamo un’occhiata alla situazione di Monthey (VS). La cittadina nel cuore della regione dello Chablais è definita un polo multiculturale dal direttore della scuola elementare Michael Morisod. Infatti, gli oltre 18 mila abitanti della terza città del canton Vallese sono composti da circa novanta nazionalità. «Alcune famiglie del sud sono sorprese di trovare da noi istituzioni educative così aperte, per questo a volte dubitano della sicurezza dei loro figli», spiega il direttore della scuola. La questione dei genitori-taxi è quindi di attualità, tanto più che la rete di istituti scolastici risale ad un principio di vicinato degli anni Sessanta. Il risultato: percorsi casa-scuola più lunghi a causa della frammentazione geografica in undici scuole elementari, tra cui quattro grandi complessi in città con 970 alunni su un totale di 1500.
Attualmente, solo il Collège de l’Europe (350 alunni) dispone di uno spiazzo apposito per far sostare i veicoli dei genitori che accompagnano
i bambini. In altre zone della città, le condizioni delle infrastrutture difficilmente consentono una soluzione simile. Tranne che nella cittadina di Choëx: dietro l’edificio scolastico, con novanta alunni della scuola elementare, è stato allestito un parcheggio a disposizione dei genitori.
Le autorità vogliono ridurre il congestionamento delle strade vicino ai cortili scolastici creando degli incentivi: «I genitori possono sostare gratuitamente nei parcheggi intorno alla scuola per un tempo limitato, in modo da poter accompagnare a piedi i figli a scuola», spiega la consigliera comunale Aferdita Bogiqi (PS) che presiede la Commissione dell’istruzione pubblica e dell’infanzia. Sottolinea inoltre la collaborazione con Transports Publics du Chablais e la loro rete di trasporto «MobiChablais» per le corse scolastiche: «Si tratta di una categoria speciale di utenti che richiede sicurezza e regolarità. Siamo riusciti a ottimizzare l’offerta attraverso continui aggiustamenti. Ora dobbiamo comunicare meglio i vantaggi di questo concetto ai genitori». La signora Bogiqi è convinta dei vantaggi della codeterminazione: «Occorre una sensibilizzazione per ottenere un cambiamento delle abitudini oltre a infrastrutture necessarie, in particolare parcheggi sufficienti per biciclette e monopattini».
A Monthey si è anche fiduciosi riguardo al piano generale di riqualifica del centro cittadino, adottato quindici anni fa. Il municipale Gilles Cottet (Il Centro), responsabile delle infrastrutture, della mobilità e dell’ambiente, riassume così l’obiettivo del piano: «Riaprire lo spazio urbano ai pedoni, alla ristorazione e ai negozi, moderare il traffico, ridurre i parcheggi in superficie e sostituirli con autosili. Negli ultimi anni il flusso del traffico in centro città è già cambiato e nelle strade intorno alle zone pedonali sono in vigore limiti di velocità di 20 e 30 km/h. «I bambini si sono abituati bene e gli automobilisti sono più attenti», afferma soddisfatto Cottet. L’estensione del progetto all’intero centro avrà un impatto anche sulla rete di istituti scolastici. O secondo la visione di Aferdita Bogiqi: «Un grande campus, a cui si accede attraverso una mobilità dolce e ben sviluppata».
Testo: Dominic Graf
Illustrazioni: Nicolas Kristen
Informare i genitori prima dell’inizio scolastico
Christophe Nydegger, capo della Sicurezza stradale TCS, sul fenomeno dei genitori che fanno da tassisti ai figli.
Come rasserenare i genitori che
portano i figli a scuola in auto perché preoccupati dai pericoli della strada?
Sarebbe opportuno che i genitori ricevessero tempestivamente informazioni non solo sull’insegnante di classe ma anche sulla sicurezza del percorso casa-scuola. In alcuni comuni sono disponibili degli opuscoli in cui è segnalato il tragitto più sicuro e che spiegano per quali ragioni fare i genitori-taxi non sia una buona idea: trasportando il bambino in auto gli impediscono di fare preziose esperienze formative, socializzare con i compagni e riconoscere ed affrontare i rischi della circolazione.
Il Pedibus sarebbe un’alternativa per favorire la sicurezza e fiducia? Idea importata dall’estero dov’è praticato con successo, vede genitori organizzarsi per accompagnare a turno a piedi un gruppetto di neoscolari e poi andarli a ritirare all’uscita.
Esistono già in alcuni cantoni ma
auspicherei che queste iniziative venissero promosse più sistematicamente nelle scuole. Presuppone però la collaborazione a livello locale fra i genitori e la scuola o il comune.
Talora i genitori non hanno scelta e sono costretti a portare i figli a scuola in auto. Cosa consiglia loro?
È vero, in alcuni casi non possono fare altrimenti. Possono però farlo scendere prima, a due o trecento metri di distanza dall’ingresso. Non solo riducono il caos del traffico mattutino di fronte alle scuole ma consentono al bambino di percorrere il tratto meno pericoloso, interagire con i coetanei e diventare più sicuro muovendosi fuori casa.
*****************
Ripensare le abitudini
familiari
Rispondiamo alle più frequenti giustificazioni espresse da coloro che portano i figli a scuola in auto. Qualche spunto di riflessione per uscire dalla routine.
«In macchina è più veloce e molto
pratico».
L’esperienza del tragitto casa-scuola offre così tanti vantaggi per il bambino che vale ampiamente la pena fare in modo da trovare il tempo necessario.
«Andare a scuola a piedi è troppo
pericoloso per mio figlio».
È un circolo vizioso da cui uscire. L’insicurezza percepita spinge i genitori ad accompagnare i figli in automobile, aumentando così il traffico intorno agli edifici scolastici e quindi il sentimento di insicurezza. Insegnare al bambino ad essere autonomo nel tragitto casa-scuola sarà il modo migliore per affrontare il problema dell’insicurezza.
«Mio figlio è ancora troppo con
la testa tra le nuvole per poter
andare a scuola da solo».
Ecco perché è così importante favorire l’apprendimento il prima possibile: il bambino accompagnato in automobile dai genitori perde l’opportunità di sviluppare delle competenze nel contesto stradale che sono invece essenziali per la sua sicurezza e più avanti rischia di non essere pronto
ad affrontarlo.
«Lascio mio figlio a scuola quando vado al lavoro in macchina».
Nel quartiere ci sono senz’altro altri bambini che frequentano la stessa scuola. I genitori possono organizzarsi affinché i bambini camminino a scuola insieme. E dopo aver salutato il figlio, possono partire a loro volta da casa per recarsi al lavoro.
«È impossibile fare diversamente».
Il bambino viene accompagnato in
auto perché abita troppo lontano dalla scuola? Oppure per altri motivi? In questo caso, il genitore potrà far scendere il bambino a pochi minuti dalla scuola in modo da fargli vivere i vantaggi di percorrere, almeno un pezzetto, del tragitto casa-scuola a piedi.
La regina della strada
In tutta Europa si è disperatamente alla ricerca di camionisti. Manuela Schenk dimostra quanto possa essere appagante questa professione.
Bruco delle piste
I pedali di una bici, la trazione di un gatto delle nevi e la manovrabilità di una motoslitta: con «E-Trace», la start-up francese Arosno presenta un ...
A piedi da cratere a cratere
A Faial l’inverno è la stagione delle escursioni.
Innovare
Le nuove tecnologie salvano vite e possono facilitare il lavoro dei servizi di emergenza.