Ultimamente si sente spesso dire che recarsi gli Stati Uniti oggi non sia più un’esperienza spensierata come in passato. Mito o verità? Facciamo il punto della situazione insieme al responsabile Kuoni Locarno e zona Ticino Sopraceneri Fabio Capone e a Heinz Zimmermann, presidente del comitato Visit USA Svizzera, che tranquillizzano i turisti elvetici fornendo informazioni di prima mano, fatti e cifre attuali nonché consigli pratici per pianificare un viaggio senza intoppi.
Con una lunga esperienza nel settore turistico, Fabio Capone conosce bene le aspettative e le esigenze dei viaggiatori svizzeri. In qualità di responsabile Kuoni per la regione di Locarno e del Ticino Sopraceneri, segue da vicino l’evoluzione del mercato verso destinazioni di lungo raggio, in particolare gli Stati Uniti. Lo abbiamo intervistato per fare chiarezza su ciò che serve sapere oggi prima di partire: dai documenti necessari alle assicurazioni, fino ai consigli pratici per vivere il viaggio in modo sereno e informato.
Cliccate sul segno (+) per scoprire le risposte di Fabio Capone.
– I cittadini svizzeri possono entrare negli Stati Uniti per turismo fino a 90 giorni senza visto, grazie al « Visa Waiver Program », ma devono ottenere un’autorizzazione ESTA (Electronic System for Travel Authorization), da richiedere online almeno 72 ore prima della partenza al costo di 21 dollari a persona (stando a una decisione presa dal Congresso statunitense a inizio luglio, prossimamente l’importo dovrebbe aumentare a 40 dollari a persona).
È indispensabile avere un passaporto biometrico, che deve essere ancora valido sei mesi dopo la data di rientro. Non viene rilasciata l’autorizzazione ESTA se si sono visitati determinati Paesi, quali attualmente Afghanistan, Bhutan, Cuba, Iran, Iraq, Libia, Corea del Nord, Somalia, Sudan, Siria, Venezuela e Yemen. Inoltre, qualora vi sia stato un soggiorno negli Stati Uniti per più di 90 giorni senza un visto, il richiedente potrebbe non essere ritenuto idoneo.
– A parte procedure di sicurezza più rigorose negli aeroporti e controlli doganali più attenti, non vi sono ostacoli significativi per i turisti svizzeri. Tuttavia, alcune restrizioni locali o federali possono cambiare rapidamente, specialmente in periodi elettorali o in risposta a eventi interni.
– Assolutamente sì. Negli USA le spese mediche possono essere estremamente elevate. L’assicurazione dovrebbe coprire i seguenti aspetti:
– Devono controllare la validità del passaporto e l’approvazione ESTA, informarsi sulle condizioni sanitarie e assicurative, conoscere usi e costumi locali e verificare le normative su telefonia e roaming. Inoltre occorre pianificare un budget realistico considerando il cambio franco-dollaro e l’elevato costo della vita.
Anche l’argomento «mance» merita di essere chiarito, dato che negli Stati Uniti le cosiddette «tips» fanno parte integrante della cultura del servizio. Spesso, infatti, costituiscono una parte significativa del reddito dei lavoratori nei settori della ristorazione, ospitalità e servizi personali. Regola generale: minimo 10%. Si consiglia di avere con sé banconote da un dollaro.
– Consigliamo innanzitutto di registrarsi nell’applicazione Travel Admin della Confederazione e raccomandiamo di inserire in rubrica il numero unico di emergenza 911 (polizia, ambulanza, pompieri), il numero del Consolato generale di Svizzera più vicino e quello della propria assicurazione viaggio.
– Sì, soprattutto per i voli internazionali. I controlli includono screening elettronici, ispezioni casuali e verifiche aggiuntive ai documenti. È bene arrivare in aeroporto con largo anticipo e mantenere un atteggiamento collaborativo.
– No, al momento non ci sono ripercussioni sul turismo. Le misure sono legate a scambi economici e non influenzano direttamente i viaggiatori svizzeri in ingresso per motivi turistici.
– In generale, i turisti continuano a essere accolti con cordialità, soprattutto nelle aree turistiche molto frequentate. Allo stesso tempo, come in molti altri Paesi, è consigliabile mantenere un comportamento rispettoso e sensibile al contesto, soprattutto in relazione a temi di natura sociale o politica (immigrazione, politica interna).
– Non esistono divieti ufficiali, ma si consiglia cautela in alcune aree urbane con elevati tassi di criminalità o dove sono in corso manifestazioni politiche. È utile consultare i bollettini del DFAE (Dipartimento federale degli affari esteri) prima della partenza.
– Non direttamente. Tuttavia, un inasprimento generale dei controlli può rallentare le procedure d’ingresso. È importante essere preparati a rispondere chiaramente alle domande dell’agente doganale e avere tutta la documentazione in ordine.
– Sì, il tasso di cambio e il costo della vita negli Stati Uniti influiscono direttamente sull’esperienza dei turisti svizzeri. Con un franco forte, le spese risultano più accessibili, rendendo il viaggio più conveniente. Tuttavia, città come New York o San Francisco restano costose, anche per standard elvetici. In generale, un cambio favorevole consente ai turisti di vivere un’esperienza più ricca e prolungata.
– Un’alternativa è rappresentata dal Canada. Vi sono paesaggi spettacolari (le Montagne Rocciose, Banff, Jasper), città multiculturali come Toronto, Vancouver e Montréal, strade iconiche come l’Icefields Parkway o la Trans-Canada Highway. Si possono fare molteplici esperienze: incontri con la fauna selvatica, escursioni nei parchi, viaggi in treno o in camper. Anche sotto il profilo culturale, questa destinazione ha parecchio da offrire: influenze francesi e anglosassoni, con comunità indigene molto presenti e valorizzate.
Un’altra possibilità è costituita dall’Australia: ideale per viaggi lunghi e on the road; offre deserti, oceani, foreste tropicali e metropoli moderne come Sydney e Melbourne. Esperienze particolarmente attrattive sono: Great Ocean Road, Ayers Rock (Uluru), la Grande Barriera Corallina, le escursioni nell’entroterra selvaggio. La contaminazione tra mondo anglosassone e cultura aborigena è un ulteriore elemento di straordinario interesse.
Heinz Zimmermann, presidente di Visit USA (Vusa), che promuove gli Stati Uniti come destinazione turistica, conferma che nel primo semestre 2025 i viaggi dalla Svizzera verso gli Stati Uniti sono rimasti stabili. Per la seconda metà dell’anno si osserva comunque un calo della domanda. Ma gli operatori del settore turistico negli Stati Uniti stanno comunque compiendo sforzi straordinari per riconquistare il cuore dei viaggiatori elvetici (e non solo).
Nel primo semestre del 2025, i viaggi verso gli Stati Uniti da parte della clientela svizzera si sono mantenuti stabili rispetto all’anno precedente. A dirlo è Heinz Zimmermann, presidente del comitato Visit USA Svizzera, secondo cui la maggior parte dei viaggi era stata pianificata con largo anticipo e solo poche prenotazioni sono state cancellate.
Tuttavia, per il secondo semestre, si osserva un calo della domanda. Il fenomeno è attribuito principalmente a una perdita di simpatia nei confronti della destinazione, sebbene l’offerta turistica rimanga ricca e attraente come sempre.
«Collaboriamo con i nostri partner americani e con i tour operator svizzeri per informare meglio il pubblico. Possiamo dimostrare che la situazione politica ha un impatto minimo, se non nullo, sull’esperienza turistica. Ma naturalmente siamo consapevoli che esista un fattore emotivo: la poca simpatia nei confronti dell’Amministrazione Trump spinge alcune persone a rinunciare al viaggio. Ma per noi questo è un aspetto difficile, se non impossibile, da controllare.»
Inoltre, le affermazioni diffuse dai media stando a cui entrare negli Stati Uniti sia diventato più difficile o le notizie di smartphone sistematicamente controllati, sono in gran parte esagerate. Il presidente di Visit USA parla di procedure d’ingresso invariate, sottolineando inoltre che i respingimenti alla frontiera esistevano già negli anni precedenti. «In realtà, il numero di ingressi rifiutati è persino diminuito rispetto all’anno scorso. Faccio un esempio: tra gennaio e maggio, il gruppo Lufthansa ha effettuato circa 5'700 voli verso gli Stati Uniti. Solo 0,16 passeggeri ogni 1'000 sono stati respinti, contro 0,17 nel 2024. Ciò che è cambiato è l’amplificazione mediatica: ogni singolo caso viene oggi ampiamente riportato.»
Heinz Zimmermann è lui stesso reduce da un viaggio a Chicago, dove insieme a una delegazione svizzera ha partecipato al più grande congresso mondiale del turismo dedicato agli USA. «Ho percepito un’atmosfera perlopiù positiva. Posso affermare che con Global Entry, l’ingresso nel Paese richiede tra i 5 e i 15 minuti.
Per i viaggiatori con ESTA, i tempi di attesa variano invece tra i 30 minuti e 1 ora e mezza, a seconda dell’aeroporto e dell’orario di arrivo.» La procedura, precisa, è simile a quello degli anni precedenti e tutti gli operatori del settore turistico sono unanimi nell’affermare che la politica non influisce sull’offerta turistica. Detto ciò, aleggia comunque una certa preoccupazione per un possibile calo del turismo internazionale nel secondo semestre. Una contrazione dovuta essenzialmente al clima di tensione attuale.
«Nonostante un tasso di cambio molto favorevole al franco svizzero, registriamo una flessione di circa il 20% rispetto all’anno precedente, pari a circa 320'000 viaggiatori in meno.» Tuttavia, la riduzione dei prezzi annunciata nel settore alberghiero potrebbe spingere alcuni viaggiatori a riconsiderare la propria decisione e a recarsi comunque negli Stati Uniti. «Ho veramente l’impressione che tutti gli operatori del settore turistico negli USA stiano compiendo sforzi straordinari per continuare ad accogliere calorosamente i visitatori, farli sentire al sicuro e fornire loro un’assistenza di qualità», conclude Zimmermann.
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