«Ritrovare la propria felicità viaggiando in bicicletta». Con questo titolo, sull’edizione di ottobre 2020 della nostra rivista, vi presentavamo per la prima volta la storia di Yuri Monaco, cicloviaggiatore Capriaschese, autore del blog «Lento è bello – cronache semiserie di viaggi in bicicletta». Felicità, quella di Yuri Monaco, che con l’avvento della pandemia si era presto trasformata in sentimenti diametralmente opposti. Dopo due mesi, trascorsi in quarantena a Sud del Cile, si era infatti visto costretto a rientrare da un viaggio che tanto aveva sognato e che lo avrebbe portato ad attraversare l’America: dalla Patagonia all’Alaska. Ma il tempo è galantuomo e Yuri Monaco, a distanza di due anni, è finalmente potuto ripartire per il Sud America, lo abbiamo intervistato per voi.
Intervista a Yuri Monaco, cicloviaggiatore.
Negli ultimi anni hai scelto di vivere da «bikepacker», pedalando per decine di migliaia di chilometri in Europa, Asia e Sud America. Come hai affrontato, tu che sei abituato a viaggiare, i due anni di pandemia?
I mesi della pandemia, con le conseguenti restrizioni della libertà individuale e di movimento, sono stati sicuramente difficili. Certamente il rientro prematuro dalla mia traversata delle Americhe è stato un momento triste, ma allo stesso tempo una grande lezione di vita. La pandemia ci ha brutalmente insegnato che nonostante la nostra brama di controllo, in realtà non abbiamo il controllo di nulla e che dobbiamo ballare sulle note che la vita ci suona. Una volta accettato ciò, tutto è stato più facile. L’impossibilità di spostarsi e di viaggiare è stata sì limitante, ma allo stesso tempo l’accettazione della situazione e la consapevolezza che non sarebbe stato per sempre mi ha dato la possibilità di tornare a sognare più forte di prima.
Lo scorso aprile sei finalmente riuscito a ripartire per una nuova avventura intercontinentale. Hai in programma di ripercorrere una parte del tragitto che avevi dovuto abbandonare a causa della pandemia o hai preferito cambiare rotta?
Quando nel 2020 partii per la Patagonia e cominciai a pedalare, il mio piano in realtà era quello di non averne uno. Puntai le ruote a nord e mi lasciai trascinare dagli eventi. Sì, c’era qualche luogo in cui sarei voluto passare, ma nulla più. È il mio modo di viaggiare e «Lento è bello» per me significa soprattutto questo; vivere la giornata, prendere ciò che la vita mi dona e lasciarmi trasportare dalle sensazioni senza cercare di forzare gli eventi.
Questo viaggio lo sto vivendo con la medesima filosofia. Sebbene per la prima parte in Perù sia stata necessaria una certa pianificazione per attraversare longitudinalmente la cordigliera andina, mi sono sempre sentito libero di cambiare o modificare l’itinerario strada facendo. Giunto nei pressi di Cusco, di passaggio, sono stato ospitato da una famiglia e mi sono fermato tre settimane con loro lavorando nei campi e vivendo la loro quotidianità. Tra noi c’era una bellissima energia e l’abbiamo fatta fluire naturalmente. Ora mi trovo nell’Amazzonia boliviana, e chi l’avrebbe mai pensato che sarei finito qua?
Hai riscontrato qualche difficoltà negli spostamenti, ad esempio per le richieste del certificato Covid – ormai per molti in prossimità di scadenza – o restrizioni particolari?
Quando sono partito a fine marzo le restrizioni della pandemia andavano pian piano scemando in tutto il mondo. Per entrare in Perù, tuttavia, avrei dovuto presentare il certificato vaccinale e un test negativo. Giunto a Lima non mi hanno chiesto né l’uno né l’altro. La mascherina l’ho usata solo in aeroporto e alla stazione dei bus di Lima. Da lì in poi non l’ho mai più utilizzata né avuta con me. Anche durante il passaggio delle frontiere terrestri con Brasile e Bolivia non mi è mai stato chiesto nulla se non il passaporto.
Lo scorso luglio hai celebrato, con un breve testo sui social network, i 100 giorni di questo nuova avventura in bicicletta. Ci puoi raccontare qualche aneddoto di questi giorni trascorsi in Amazzonia e nei Paesi circostanti?
Uno dei primi giorni in Bolivia sono entrato in una comunità per chiedere dove poter mettere la tenda e dopo pochi minuti ero alloggiato nel patio di un perfetto sconosciuto che mi ha successivamente offerto una bevanda ghiacciata e la cena. Sono rimasto una settimana con lui, abbiamo legato molto e ho avuto il privilegio di vivere la quotidianità di una comunità in Amazzonia: elettricità razionata, niente acqua corrente nelle case ma una pozza in cui tutto il villaggio lava vestiti, stoviglie e loro stessi. Bambini e adolescenti che ogni venerdì puliscono a colpi di machete e rastrelli le parti verdi adiacenti alla loro scuola e che poi bruciano la spazzatura e i resti organici. Tanta, tantissima umanità. Quando me ne andai mi misi a piangere per strada. Ore dopo, quasi giunto alla destinazione, il signore che mi ha ospitato mi scrive un messaggio dicendomi che mi avrebbero raggiunto per condividere un’ultima cena tutti assieme.
Per questo viaggio ti sei munito, oltre che della fotocamera, anche di una action cam e di un drone. Al tuo rientro avremo modo di vedere qualche video in rete o in tv?
Sì, sto viaggiando con dell’attrezzatura video e moltissime schede di memoria. Sto filmando paesaggi, incontri e le mie varie vicissitudini. Ad ora ho parecchio materiale e continuo la collaborazione con Iceberg Film; quindi, la produzione di nuovi reportage o qualche contenuto video è in previsione. Affaire à suivre, nel frattempo sono ancora in viaggio!
Che consiglio daresti a chi volesse per la prima volta intraprendere un’esperienza da cicloviaggiatore?
L’unico consiglio che mi sento di dare è semplicemente quello di non perdersi in tecnicismi, materiali all’avanguardia e attrezzature costose. Il bello del viaggio in bici risiede proprio nella sua purezza e semplicità.
Che siano pochi giorni dietro casa dormendo in albergo o svariati mesi all’altro capo del mondo non importa: un viaggio in bicicletta è un’esperienza unica, avvincente e alla portata di tutti.
La Sezione augura a Yuri un buon proseguimento di viaggio! Per chi volesse seguire i suoi spostamenti, può farlo gratuitamente sui suoi canali social network, digitando «Lento e bello – cronache semiserie di viaggi in bicicletta».