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Un amore sbocciato in viaggio, a 50 gradi sotto zero - Intervista a Lorenzo Barone

Quella che stiamo per raccontarvi è l’incredibile storia di Lorenzo Barone, un ragazzo italiano che pochi anni fa, con il raggiungimento della maggiore età, ha deciso di cancellare l’espressione «zona di comfort» dal suo vocabolario. A soli 23 anni, Lorenzo ha alle sue spalle numeri che farebbero impallidire anche il più esperto tra i viaggiatori. Negli ultimi 5 anni ha attraversato 43 nazioni in bicicletta, percorrendo oltre 66'000 chilometri nelle condizioni più avverse, passando dalle rigide temperature dell’Artico, al caldo del Deserto del Sahara. Come in ogni storia avvincente, non mancano i colpi di scena: lo scorso anno, durante una traversata in bicicletta di 5'000 chilometri in Siberia, Lorenzo ha incontrato l’amore, Aygul, giovane ragazza russa che ha sposato a inizio 2021. Lo abbiamo intervistato per conoscere da vicino le sue imprese di viaggio e suoi progetti futuri.

27 maggio 2021
Lorenzo Barone

Quando è nata l’idea di viaggiare in bicicletta e qual è stato il suo primo viaggio?
L’idea di viaggiare in bicicletta è nata dopo aver smesso con il parkour, una disciplina sportiva, il cui obiettivo è quello di superare con le abilità del proprio corpo qualsiasi ostalolo si presenti da un punto A a un punto B. A causa delle forti sollecitazioni alle ginocchia, sono stato costretto a cambiare sport. Dopo essermi dedicato per un anno al calisthenics, disciplina affine al fitness e alla ginnastica, all’età di 17 anni ho cominciato a sognare in grande. La mia idea, inizialmente, era quella di partire per il Lago di Garda per allenare le mie capacità di tuffo, ma non avendo molti soldi a disposizione, avevo pensato di percorrere la tratta di 500 chilometri in bicicletta. Alla fine, ho deciso di partire direttamente per il Portogallo, percorrendo 8'000 chilometri. Prima della partenza, ho fatto una settimana di prova su una montagna vicino a casa, per capire cosa mi potesse servire per il viaggio. Nonostante questa simulazione, nel viaggio per il Portogallo, ho portato più materiale rispetto al necessario.

Che emozioni si provano nel viaggiare in solitaria?
Mi piace molto viaggiare in solitaria, seguo il mio ritmo e non devo adattarmi a quello degli altri. È un ottimo modo per conoscere le persone del luogo, la loro cultura, mentre quando si viaggia in due o più persone, questo aspetto viene un po’ a mancare perché si è già in compagnia, e anche i residenti, sono più restii ad avvicinarsi. Quando si è in due, è inevitabile che si debba scendere a compromessi. Ricordo ad esempio, mentre mi trovavo in Turchia, di aver suggerito al mio compagno di viaggio di sistemare la tenda al buio per evitare di essere scoperti, perché lì, non è consentito accamparsi con le tende all’aperto. Nonostante il mio avviso, il compagno di viaggio ha preferito tenere la lampadina accesa, fino al momento in cui è sopraggiunta la polizia. Amo il piacere di essere libero, anche se a volte, il viaggio in due può risultare entusiasmante, e talvolta più semplice, in caso di imprevisti.

Quali sono le più grandi difficoltà che ha incontrato durante i suoi viaggi in bicicletta?
L’aspetto più duro che io abbia affrontato in viaggio fino a oggi, penso sia il freddo. Passare dal nostro clima, a temperature di 50-55 gradi sotto zero non è una passeggiata, ma se si è preparati, tutto è possibile. Ho pedalato al freddo ma anche anche al caldo, nel Deserto del Sahara per mantenermi idratato, bevevo 12 litri d’acqua al giorno. Sul telefono avevo le mappe dei pozzi, ma non sapendo cosa avrei trovato e se l’acqua fosse potabile, ho sempre preferito portare con me avere una riserva di 24 litri. Di solito comunque, quando parto, mi preparo adeguatamente al viaggio in programma.

Come si affronta una notte in tenda a -50 gradi in Siberia?
Le maggiori difficoltà si incontrano nella fase di preparazione, trascorrere la notte in tenda a quelle temperature non è un’esperienza così traumatica. La vera sfida è montare la tenda dopo aver pedalato 50-60 chilometri al freddo, e stanchi, tirare fuori gli oggetti dai bagagli, sciogliere la neve per bere e prepararsi da mangiare. Quando mi trovo sdraiato nel sacco a pelo, anche se le temperature sono molto rigide, posso dire che vivo la mia fase di relax. Il sacco a pelo che ho, può essere utilizzato fino ai -40 gradi, ma grazie all’abbigliamento e a qualche altro accorgimento, riesco a dormire anche a temperature inferiori. Dopo circa un’ora, o poco più, il corpo piano piano scalda l’aria nel sacco a pelo e la sensazione che provi, è molto simile a quella che si può avere nel letto di casa. In viaggio, con il tempo, cominci a conoscere meglio il tuo corpo e i tuoi limiti. Io ad esempio ho capito che in Siberia, per gestire in sicurezza i miei viaggi, non devo superare i 60 chilometri di pedalata al giorno.

I suoi viaggi sono spesso molto estremi, che cosa la spinge a intraprendere avventure così impegnative?
L’esigenza di spingermi in avventure più dure, paradossalmente, è nata viaggiando. Dopo la mia prima esperienza in Portogallo, ho fatto altri tre viaggi, brevi perché avevo deciso di continuare a studiare, ma poco dopo ho sentito la necessità di partire, così ho preso la bici e sono andato via per 8 mesi. Ho raggiunto la Danimarca, l’Islanda e Capo Nord e per mantenermi facevo il giocoliere per strada. Il vento, il freddo e la pioggia mi hanno fatto uscire dalla zona di comfort. Da lì, mi sono attrezzato per affrontare il freddo e sono ripartito, destinazione Lapponia, in Finlandia, dove le temperature si aggiravano attorno ai -30 gradi. È stato fantastico, mi sono sentito vivo! A partire da quel momento però, qualosa è cambiato, ho girato l’Europa in lungo e in largo per altri 12'000 chilometri, ma non sentivo più l’emozione di un tempo, mi sembrava di essere entrato in una sorta di routine. Mi svegliavo, pedalavo, facevo la spesa, cucinavo, dormivo e ripartivo. A seguito di molte riflessioni, e nonostante le poche informazioni a disposizione, ho deciso di andare in Pamir, un altopiano situato tra il Kirghizistan e il Tajikistan, per raggiungere la vetta a 4'000 metri di altitudine. Dopo tanta fatica, arrivato a destinazione, mi sono sentito nuovamente vivo. In quel momento, ho capito che per sentirmi felice, avrei dovuto affrontare viaggi non convenzionali, che sono poi quelli che mi hanno insegnato di più.

Ci sono stati dei momenti durante i quali ha pensato “non ce la faccio, getto la spugna”?
I momenti più duri, quelli dove sono arrivato alla soglia delle mie possibilità psicofisiche, sono proprio quelli durante i quali ho dovuto stringere maggiormente i denti e non mollare. Il passato inverno mi è capitato di rimandare, solo a causa di limiti tecnici, un viaggio che avevo programmato qui in Siberia, perché le camere d’aria cedevano per il freddo.

Durante il suo viaggio ha incontrato anche quella che oggi è la sua coniuge, Aygul, come vi siete conosciuti?
Lo scorso anno mi trovavo qui, nella Siberia orientale, per un viaggio sulla tratta che porta da Magadan a Jakutsk. Avendo il visto in scadenza, stavo per lasciare la Russia, ma prima di prendere la Transiberiana, ci tenevo a visitare il celebre Lago ghiacchiato Bajkal, così mi sono fermato, ho scattato una foto e l’ho pubblicata sul mio profilo Instagram. Aygul, per pura coincidenza, ha visto la foto online, mi ha scritto e da quel momento abbiamo cominciato a chiacchierare virtualmente. Lei, in quel momento, si trovava a San Pietroburgo per studiare, ma essendo tutto fermo a causa del Covid, ha deciso di prendere un volo e visitare il lago ghiacciato, sul quale abbiamo poi camminato – trainando slittini - per ben 120 chilometri. La situazione creatasi con l’emergenza sanitaria, ha fatto sì che lo Stato russo mi prolungasse a più riprese il visto, grazie al quale ho potuto trascorrere del tempo insieme ad Aygul e consolidare il nostro rapporto.

Quali sono i viaggi che ricorda con maggiore piacere?
Tutti i viaggi mi hanno fatto crescere e insegnato qualcosa. Tra quelli che ricordo con maggior piacere, sicuramente il Marocco, che ho percorso su strade per lo più sterrate in «fat-bike» come anche il trekking sulla cima più alta del Nord Africa, il Jbel Toubkalil. Mi sono piaciute molto anche l’Islanda e la Lapponia, quest’ultima forse perché è stata la mia prima vera esperienza al freddo, o anche l’India, sulla catena dell’Himalaya.

Quali sono i suoi progetti e viaggi futuri?
Vorrei avventurarmi in viaggi senza un percorso già prestabilito, ad esempio, mi piacerebbe costeggiare l’Oceano Artico oppure andare in Groenlandia con la slitta o con la «fat-bike». Le idee sono molte e non mi precludo nulla, l’importante è che siano viaggi stimolanti, quindi per gusto personale, con un certo grado di difficoltà. 


Lorenzo Barone
Punto di contatto Rivera
TCS Sezione Ticino
Via alla Chiesa 10
6802 Rivera
Telefono +41 91 935 91 35
Fax +41 91 935 91 20
Lorenzo BaroneLorenzo Barone e un selfie al freddo!
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