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Ciclismo: «Per quella vittoria alle Fiandre ho lottato fino alla fine»

03 giugno 2020
Riparte la stagione dei collaudi «on the road»

A tu per tu con il campione di ciclismo Alberto Bettiol che si è trasferito in Ticino - Ecco come si allena nel tempo della pandemia.

Alberto Bettiol, 26enne ciclista italiano in forze al Team EF Pro Cycling, ci racconta il suo primo successo da
professionista al Giro delle Fiandre 2019, i suoi allenamenti durante la pandemia e la sua nuova vita in
Ticino, dove ha ritrovato alcuni dei suoi amici e rivali. Bettiol si dichiara pronto a ripartire a caccia di nuovi
traguardi, in attesa di conoscere le date di recupero delle più importanti competizioni ciclistiche su strada.



La vittoria al Giro delle Fiandre 2019 ha siglato il suo primo successo da professionista. Come ha vissuto
questo importante traguardo, se lo aspettava?

È stata una sorpresa, non me l’aspettavo io come non se lo aspettava nessuno. L’aver vinto questa gara, considerata da molti la più bella, dura e ambita del ciclismo professionistico rende la vittoria ancora più speciale. Non la dimenticherò mai!

Qual è stato il tratto più faticoso dei 280 chilometri percorsi e quando ha realizzato che stava per vincere
questa importante competizione?

Il tratto più faticoso è stato quando mi sono ritrovato completamente solo negli ultimi 14 chilometri di pianura, con un’ampia strada, il vento in volto e un vantaggio risicato, mai superiore ai 20 secondi. Non avevo previsto di trovarmi in quella situazione, non avevo altre possibilità oltre a quella di continuare a spingere, non potevo aspettare il gruppo e poi rientrare perché avrei perso l’occasione. Ho realizzato di
vincere solo sul finale, a 100 metri dall’arrivo, quando in collegamento radio, incredulo, ricevevo conferma di quello che stava accadendo.

Con l’avvento della pandemia, soprattutto in Italia, molti dei suoi colleghi hanno optato per l’allenamento sui rulli all’interno della propria abitazione. Come avvenuto per lo sport dei motori, ad esempio con la Formula1 e la MotoGP, anche nel ciclismo sono fioccate le sfide virtuali, tra le quali menzioniamo anche le 5 tappe del «Tour de Suisse» dello scorso aprile. Anche lei, lo stesso mese, ha partecipato al Giro vinto lo scorso anno, quello delle Fiandre. Com’è stato viverlo pedalando davanti a uno schermo e cosa ne pensa in generale di questo tipo di gare?
Ho corso sui rulli, in versione ridotta, il Fiandre ed anche, con la mia squadra, cinque tappe del Giro d’Italia sull’applicazione Zwift, utilizzata da molti ciclisti per confrontarsi virtualmente. È stata una bella esperienza, devo ammettere che queste piattaforme digitali sono state molto utili e di supporto durante il periodo di quarantena, soprattutto per coloro che per via di restrizioni più ferree – come nella vicina penisola – non hanno potuto allenarsi all’aperto. Mi auguro comunque, che questa tipologia di competizioni venga sempre presa per quella che è e tenuta solo come mezzo complementare, ma che non vada mai a sostituire le gare tradizionali, perché la disciplina è diversa, lo sforzo anche e soprattutto il vero ciclismo, come per gli sport motoristici, è sulle strade e negli autodromi, con gli appassionati sugli spalti. Quindi benvengano le gare virtuali ma, superato il momento difficile, continuiamo a portare avanti lo sport per come lo conosciamo.

Si è da poco trasferito in Ticino, come ha preso questa decisione e come si trova a vivere e ad allenarsi
qui?

Era qualche tempo che volevo cambiare Paese e cambiare vita. Prima di trasferirmi ho parlato con i miei amici, ancor prima che colleghi, Vincenzo Nibali, Diego Ulissi, Fabio Aru e soprattutto Enrico Gasparotto, che oltre a risiedere qui, è da poco diventato cittadino svizzero e conosce molto bene il Ticino. Qui mi piace molto il clima, le strade e il territorio che sono perfetti per i miei allenamenti, ci sono molte tratte in pianura ed anche in salita, nonostante io non sia uno scalatore come loro. Sono molto contento della mia scelta.

Qual è il suo prossimo obiettivo, coronavirus permettendo? E qual è il sogno della sua carriera?
A breve termine non ho una gara alla quale aspiro in particolare, anche perché il calendario è stato completamente rivisto a causa della pandemia. Quest’anno sono partito bene vincendo subito «una cronometro», quello che mi auguro è di trovare continuità di prestazione e di trovarmi sempre lì davanti a contendermi le posizioni di vertice. Il sogno nel cassetto è quello di vincere il Campionato del Mondo,
perché è una gara singola durante la quale si respira un’atmosfera completamente diversa dalle altre e soprattutto gareggi rappresentando la tua nazione.

Punto di contatto Rivera
TCS Sezione Ticino
Via alla Chiesa 10
6802 Rivera
Telefono +41 91 935 91 35
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