Nell’ultima edizione della nostra rivista, abbiamo intervistato Alessandro Brönnimann alla vigilia della sua straordinaria avventura in bicicletta dal Marocco al Sudafrica. Oggi, a distanza di 1000 km e molte esperienze, ci racconta le sue prime settimane di viaggio, tra paesaggi affascinanti, incontri indimenticabili e la preparazione per affrontare la sua prossima grande sfida: il Sahara.
Testo a cura di Alessandro Brönnimann
Le torri di pietre lungo le strade, le scuole colorate, i saluti che terminano con la mano destra poggiata sul cuore, i tè – alla menta, ma non solo. E ancora, gli asini che pascolano lungo le strade o trainano carrette, i furgoncini che preparano caffè a bordo strada, gli innumerevoli frantoi e mulini presenti in ogni singolo villaggio. I pick-up che dominano le strade di periferia, soprattutto tre modelli: le Toyota Hilux, le Mitsubishi L200 e le Isuzu D-MAX, tutte rigorosamente personalizzate con messaggi di buon viaggio o celebrazioni della potenza e affidabilità del veicolo. E infine, i paesaggi sconfinati, dove però troverai sempre capre al pascolo, ben sorvegliate dai cani pastore
Ecco una minima parte di ciò che ho visto in sella alla mia bici, nei primi 1000 km di viaggio in solitaria che mi hanno portato dal mare alle montagne, attraversando città, paesi e villaggi.
Ma come potrei omettere le caratteristiche principali che ho notato in questo paese durante le prime settimane di viaggio? L’ospitalità, la gentilezza e la cortesia del popolo marocchino.
In queste prime settimane sono stato ospitato da sconosciuti più volte di quante abbia dormito in tenda, nonostante mi presentassi stanco, con addosso magari la stessa maglietta da tre giorni o più e sporco della polvere accumulata dopo lunghe giornate trascorse a pedalare sulle strade provinciali.
Ho ricevuto ospitalità da persone di ogni classe sociale: contadini, professori universitari, agricoltori, baristi e aspiranti calciatori. Da individui con cui potevo comunicare in italiano, inglese o francese, e da altri con cui non condividevo alcuna lingua. Queste persone mi hanno fatto sentire il benvenuto e, soprattutto, hanno trasformato in momenti indimenticabili quello che per me è ancora una delle parti più difficili della giornata: la notte.
Quando il sole cala ed è tempo di scendere dalla bicicletta e riposare, cerco sempre un posto sicuro dove passare la notte. Di solito, con un’ora di luce ancora disponibile, mi reco nel villaggio più vicino per chiedere se posso montare la tenda. Spesso, però, mi viene offerta l’alternativa di dormire in casa, in un letto, accoglienza che accetto con gratitudine. Quando ciò non accade, trovo quasi sempre uno spiazzo verde dove montare la tenda.
Dormire all’aperto, però, rimane per me la parte più complessa della giornata. Mi sento più vulnerabile e non sempre riesco a riposare bene, soprattutto perché capita spesso di essere svegliato dai cani – al mattino, quando va bene, oppure nel cuore della notte, quando
va meno bene. Sto ancora cercando di capire come gestire al meglio questi momenti, ma so che fanno parte del viaggio e delle sue sfide.
Al contrario, quando il sole sorge e torno a pedalare, tutto cambia. Certo, le prime ore del mattino, con la strada lunga davanti, non sono proprio le mie preferite – ma non sono mai stato un mattiniero, quindi forse qualcuno mi capirà. Poi però i primi 20 km passano veloci sotto le ruote, comincio a trovare il ritmo e le buone sensazioni. E a scoprire angoli di un paese meraviglioso. In queste settimane ho cercato di percorrere strade decisamente secondarie, anche se ciò ha significato affrontare più dislivelli e allungare il percorso che avevo vagamente immaginato quando ero ancora a casa. Questo tragitto mi ha permesso di pedalare su terreni e in situazioni molto diversi, per mettermi alla prova, testare la bici e, soprattutto, conoscere o almeno vedere parti del Marocco che, alla mia prima visita sei anni fa, non avrei mai immaginato. Questi primi 1000 km sono volati via, e ora è giunto il momento di affrontare quella che vedo come la prima grande sfida del viaggio: il Sahara.
Dedicherò questa settimana a riposarmi un po’ e a prepararmi per quello che mi aspetta nelle prossime settimane: i 2000 km di deserto tra Marocco, Sahara Occidentale e Mauritania, fino ad arrivare in Senegal. Con me ci saranno altri due ciclisti, con cui ho deciso di fare squadra per questa parte del viaggio. Ma questa è una storia per un altro articolo. Nel frattempo, vi invito a seguirmi su Instagram, @sbranzaus, e, se volete, potete supportarmi con delle donazioni tramite il mio profilo Ko-fi su https:// ko-fi.com/sbranzaus.
Alla prossima!